
Oggi facciamo un giro oltralpe: andiamo al Jardin d’Agronomie Tropicale (giardino di agronomia tropicale) di Nogent-sur-Marne, a sudest di Parigi, all’interno del famoso Bois de Vincennes, uno dei polmoni verdi della capitale francese. Mi sono occupata di questo luogo durante la mia ricerca dottorale, che comprendeva una sezione sul rimosso coloniale francese, e su alcuni luoghi pubblici, tra cui il Palais de la Porte Dorée poco lontano, e, appunto, questo giardino, che testimoniano del passato scomodo di dominio coloniale che ancora le istituzioni sembrano non sapere, o non volere, gestire e rielaborare.

Questo parco di 16 ettari si presenta come un vasto percorso guidato nel verde, costellato di numerosi edifici perlopiù in rovina segnalati dalla mappa che troviamo riprodotta via via nei vari punti di interesse. Nei tutto sommato pochi articoli e siti francesi che ne parlano, viene ironicamente presentato come un luogo romantico dove trascorrere un pomeriggio bucolico. Non si coglie infatti, nella percezione pubblica, la portata della testimonianza offerta da questo luogo, né il contributo cruciale che potrebbe dare a una nuova narrazione di quello che è stato il colonialismo francese.

La zona del parco che racchiude questi monumenti è stata riaperta al pubblico nel 2006, ma da allora niente sembra indicare che ci sia l’intenzione di recuperarlo in quanto luogo chiave della storia espansionistica francese. Il suo stato di rovina, anzi, sembra proprio testimoniare, come in innumerevoli altri casi simili, la difficoltà nel decolonizzare il proprio patrimonio e nel creare nuove narrative pubbliche negli spazi comuni.
Inaugurato nel 1899, questo luogo era stato ideato per far adattare le piante e le coltivazioni importate dalla colonie francesi al clima europeo. Come possiamo leggere dal sito del turismo di Nogent-sur-Marne, furono le amministrazioni coloniali stesse a finanziare il progetto, insieme a vari sponsor, tra cui la famiglia Meunier, interessata a importare le coltivazioni di cacao. Vennero quindi create numerose serre, alcune delle quali ancora visibili oggi, per ospitare le piante da far acclimatare. Nel 1907, al giardino si tiene un’esposizione coloniale che prevede la costruzione di numerosi edifici dedicati ai vari possedimenti francesi ai quattro angoli del pianeta. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, del resto, questo tipo di eventi, sulla scia delle grandi esposizioni universali, viene organizzato da tutte le potenze coloniali europee, tra cui Regno Unito, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Portogallo, per mettere in mostra la vastità dei loro possedimenti, lo sviluppo tecnologico e scientifico che vi viene messo in atto grazie all’influenza europea, e per propagare quell’idea di “esotico” che caratterizza lo sguardo occidentale sui soggetti coloniali. Questi eventi sono infatti un mezzo di propaganda per diffondere al grande pubblico l’interesse per le imprese espansionistiche del proprio paese, e per sfoggiare la propria potenza militare, tecnologica e culturale.
La mostra di Nogent-sur-Marne del 1907 verrà infatti visitata da oltre un milione di persone. Sono proprio di questo periodo numerosi dei padiglioni ancora visibili oggi, tra cui quello della Tunisia, dell’Indocina, della Réunion. In alcuni di questi, gli spettatori potevano visitare i famigerati “zoo umani”, cioè l’esposizione di popolazioni native delle colonie, che erano stati ingaggiati per mettere in scena il loro stile di vita tradizionale – occorre anche ricordare che questo tipo di esibizione è sopravvissuta fino agli anni Cinquanta in Europa. A tale proposito ci sarebbe tanto da dire – mi limito qui a consigliare il controverso film Vénus Noire (2010) di Abdellatif Kechiche, che parla di Sarah Baartmann, conosciuta come la Venere Ottentotta, e il volume collettivo in francese Zoo humains (2002). Di grande interesse sono anche le foto d’epoca conservate al museo locale, tra cui la seguente, e visibili sul catalogo digitalizzato.

(Musée Intercommunal de Nogent).
Durante la Prima Guerra Mondiale, il giardino diventa un ospedale per i feriti dell’esercito coloniale francese, e, al termine del conflitto, si trasforma in luogo di commemorazione per i caduti per la Francia, in omaggio ai quali proprio nel parco vengono eretti diversi monumenti. Con l’Esposizione Coloniale del 1931 a Parigi, viene poi inaugurato il Palais de la Porte Dorée, che diventerà il museo permanente delle colonie. Il giardino con il passare degli anni esce dai riflettori e cade nel dimenticatoio delle istituzioni, se non per i monumenti ai caduti che diventano patrimonio nazionale, fino ad arrivare allo stato attuale, con alcune parti restaurate – per esempio il padiglione dell’Indocina ospita da anni il CIRAD, un ente governativo che si occupa di cooperazione per lo sviluppo agronomico, e il padiglione della Tunisia, pericolante fino a qualche anno fa, che è stato riaperto nel 2020 e adibito a zona ristorazione. Il resto delle strutture si sta rapidamente sgretolando per cause naturali ed episodi di vandalismo. Nel 2004, ad esempio, il padiglione del Congo è stato distrutto da un incendio. A causa di questo lento deterioramento, molto di quello che è successo in questo parco tra Ottocento e Novecento, tra cui gli zoo umani, che rimangono tra le pagine più scomode del colonialismo francese, rischia di non essere più direttamente narrato agli occhi dei visitatori. Molti storici, studiosi e associazioni di cittadini si sono mobilitati negli anni per diffondere la storia di questo luogo e promuovere un recupero culturale ad uso della comunità.
Qui alcune delle foto scattate in occasione di una mia visita nel 2019.







Letture/visioni consigliate:
Nicolas Bancel, Pascal Blanchard, Gilles Boëtsch, Eric Deroo, Zoos humains: Au temps des exhibitions humaines, Editions La Découverte, Parigi, 2004.
‘Le Jardin d’Agronomie Tropicale du bois de Vincennes – Paris 4K’ https://www.youtube.com/watch?v=RsG2kIhG3tA
Isabelle Levêque, Dominique Pinot, Michel Griffon, Le jardin d’agronomie tropicale. De l’agriculture coloniale au développement durable, Arles-Montpellier, Actes sud-Cirad, 2005.
Musée Nogent-sur-Marne, https://museenogentsurmarne.net/
Thomas B. Reverdy, Sylvain Venayre, Jardin des colonies, Flammarion, 2017.

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